Il respiro dell’Universo, il respiro dell’Infinito, il respiro del Corpo/Yoga
Cos’è il respiro per un meditante?
È il luogo dove attinge quotidianamente e in modo immediato alla fonte della vita.
Avrete sicuramente sentito parlare delle particelle infinitesimali.
Sono le particelle che compongono l’atomo e per estensione la vita stessa. Le particelle sono simpatiche, perché sono incostanti nelle loro manifestazioni. Sono capricciose e pronte a cambiare rotta senza preavviso, e non è stato elaborato fino ad ora sistema matematico che le possa seguire. A volte si muovono come delle onde e altre volte a raffiche, come sparate da una mitragliatrice. Queste particelle si comportano in modo simpatico a seconda dell’attenzione che gli si presta. Se un fisico si avvicina a un reattore di particelle, queste, per simpatia, passano da uno stato di quiete apparente al movimento. Se il fisico si allontana, si fermano di nuovo. Le particelle ovviamente sono invisibili, ma se ne può rilevare il movimento grazie alle tracce che lasciano nel loro percorso.
Grazie a questo fenomeno scopriamo qualcosa di molto importante: l’esistenza di una stretta relazione tra noi e ciò che ci circonda. Siamo tutti relazionati gli uni agli altri come dei vasi comunicanti. Niente può ostacolare le particelle, e queste ci attraversano e sono attraversate da noi in un continuo/discontinuo di una realtà non locale e atemporale.
Rispetto alla meditazione ci interessa sapere che le stesse particelle compongono il fulcro del campo di tutte le possibilità o unità di campo. Quello è il nostro reattore di particelle ed è là che noi, come i fisici o ricercatori, sperimentiamo questo fenomeno.
Questa è la più grande scoperta che l’uomo moderno abbia fatto nella sua ricerca interiore. Per la prima volta in millenni l’uomo può sperimentare e far suo un fenomeno scientificamente dimostrato senza cadere nelle superstizioni o in manipolazioni da parte di poteri religiosi.
Finalmente l’arcano viene svelato, sviscerato e, più importante di tutto, sperimentato senza correre nessun pericolo. Il campo unificato è dentro di noi. Noi siamo il nostro campo unificato e grazie alla meditazione siamo padroni di sperimentare il campo di tutte le possibilità senza il filtro di maghi/stregoni/guru/preti/mullah e altri manipolatori di esseri senzienti.
Con la meditazione, raggiungendo gli stati più sottili del nostro essere, cominciamo a riconoscere le particelle infinitesimali come onde di coerenza (meditando le particelle si manifestano come onde).
Più ci avviciniamo alla fonte della vita, più le particelle si riordinano dentro di noi. Le particelle sotto forma di onde sono dolci e continue. Noi entriamo in queste onde e diventiamo l’onda e il suo divenire. Il mantra è solo il veicolo per raggiungere le onde di coerenza. Lo stato di coerenza non è altro che l’esperienza dell’armonia in sé.
Bisogna stare attenti a non caricare la conoscenza di termini misteriosi e inutili che possono portare a una deriva di manipolazione.
Bene, sappiamo che l’universo è pervaso di particelle infinitesimali e che la non località quantistica è una realtà conoscitiva ormai al riparo dalle repliche di maghi/stregoni/guru/preti/mullah/ e manipolatori vari. Le loro menzogne sono fondate sul presupposto dualistico dell’esistenza di due mondi distinti, uno materiale e l’altro spirituale. Questo presupposto è falso, e i fisici quantistici lo dimostrano ampiamente con le loro scoperte. La realtà è una e indivisibile. Ciononostante può essere sperimentata in diverse dimensioni, che a loro volta sono infinite.
Noi sperimentiamo la realtà attraverso diversi stati di coscienza e gli stati di coscienza sono anch’essi infiniti.
Sappiamo che quello che i fisici sperimentano nei laboratori possiamo farlo dentro di noi a un costo veramente irrisorio.
Il costo è solo la nostra volontà!
Poiché sappiamo che queste particelle sono dappertutto, dentro e fuori di noi, cercheremo di relazionarci con esse.
Con il nostro soggetto cosciente (consapevolezza), che stiamo sviluppando grazie alla meditazione, scopriremo come si fa.
Prima di iniziare dovremo correggere alcuni difetti non di poco conto del nostro modo di respirare.
Il primo esercizio da fare è imparare a respirare con lo stomaco, o respirazione con il diaframma.
Sdraiatevi supini a terra o su un materasso.
Chiudete gli occhi e cercate di abbandonarvi al peso del vostro corpo. Chiudete la bocca senza stringere i denti e respirate solo con il naso. Si respira sempre con il naso. Con la bocca si mangia e si beve e solo in casi molto particolari (raffreddore, incidente, operazione o altro che impedisca il regolare funzionamento del naso) la respirazione si effettua con la bocca.
Appoggiate una o tutte e due le mani sulla vostra pancia con le palme rivolte verso il basso. Gentilmente.
Adesso prestate attenzione alla vostra respirazione e inalando cominciate a gonfiare la vostra pancia che si alza. Lo sentite con le vostre mani appoggiate sulla pancia. Quando siete pieni di aria cominciate a espirare gentilmente. La vostra pancia si sgonfia a misura che l’aria esce e scorre naturalmente verso il naso. Fatelo per una decina di volte e poi girandovi lateralmente su voi stessi, (come i gatti) alzatevi e continuate la vostra vita normalmente.
Non pensate più alla respirazione, lasciate che il vostro corpo-memoria faccia tutto il resto. Il vostro corpo, con la sua nuova consapevolezza(soggetto cosciente) acquisita grazie alla meditazione, farà in modo di correggere d’ora in avanti la vostra respirazione.
Voi potete tornare a sdraiarvi supini per un momento di riposo e relax e scoprire che ormai respirate con la pancia in modo naturale e senza la vostra attenzione cosciente.
Il secondo esercizio è la pulizia accurata del naso.
Lo facciamo con l’acqua.
Si fa al mattino, dopo essersi svegliati e aver bevuto un bicchiere di acqua fresca del rubinetto (l’acqua che scorre è la migliore, perché grazie al suo scorrere le sue particelle sono in agitazione simpatica).
Se l’acqua del vostro rubinetto non è buona, allora bevetela dalla bottiglia, ma prima di berla passatela da un bicchiere a un altro per agitare un po’ le particelle.
Prendete un fazzoletto e soffiatevi il naso anche sonoramente.
In bagno fate scorrere l’acqua del rubinetto nel lavandino.
Mettete il palmo della vostra mano a forma di conchiglia e prendete dell’acqua come per bere. Avvicinate il viso alla mano e, una volta otturata la narice destra con il dito indice o anulare, inalate un po’ d’acqua con la narice sinistra ed espelletela subito dopo dalla stessa narice. Poi ripetete l’operazione con l’altra narice.
Fatto questo, fate dei gargarismi (sempre con l’acqua del rubinetto) e ripetete nuovamente la pulizia del naso.
Tutta l’operazione richiede due minuti se non meno, e il beneficio per la salute non è da sottovalutare: coloro che fanno questo esercizio di pulizia hanno di rado un raffreddore e il loro olfatto si affina notevolmente.
Adesso siete pronti a respirare con il vostro soggetto cosciente le particelle infinitesimali.
Ovviamente le particelle le respiriamo sempre. Sono nell’aria come in tutto ciò che ci permea.
Ma noi vogliamo essere coscienti di esse e sentirle entrare dentro di noi. Sentirle nel vero senso della parola.
Per fare questo bisogna avvalersi dello strumento più efficace di cui la natura ci abbia dotato. L’immaginazione.
L’immaginazione, motore dell’intelligenza creativa.
Immaginare non è fantasticare. L’immaginazione è un atto cosciente che consiste nel mettere intenzionalmente in azione un’immagine costruita con il nostro pensiero.
La sua messa in opera varia a secondo della disciplina alla quale si applica. Lo sanno bene gli artisti e gli scienziati, il cui fare, senza questo dono che la natura ci ha offerto con tanta abbondanza, sarebbe sterile se non inesistente.
Questo dono la natura lo ha dato a tutti, non solo agli artisti e agli scienziati. Basti pensare all’amore o l’innamoramento, che è l’espressione più dolce e potente del nostro immaginare, singolo e collettivo. La vita stessa è immaginata.
Nel nostro caso specifico usiamo l’immaginazione per respirare consapevolmente le particelle infinitesimali.
Ci sediamo sulla nostra sedia o luogo di meditazione.
Chiudiamo gli occhi.
Ci rilassiamo il più possibile.
Adesso cominciamo a prendere coscienza del nostro respiro come abbiamo fatto con l’esercizio precedente.
Respiriamo nel modo più leggero e silenzioso che possiamo. Lentamente, inspirare ed espirare in modo naturale.
Adesso sentiamo l’aria che entra nel nostro naso. Molto leggera e molto lentamente. Non sento il mio respiro. Comincio a sentire l’aria più sottile e immagino che le particelle stiano salendo fin dentro al mio cervello. Sento che penetrano dolcemente, su per le cavità nasali, e salgono, e sento che penetrano il mio cervello fino in cima. Adesso espiro, e mentre l’aria esce dolcemente dal naso immagino che le particelle scendono verso il mio ventre, e là rimangono come in un grembo materno. Questo per qualche minuto.
È tutto immaginato… ma la sensazione di prurito leggero nel naso e nel cervello mentre inaliamo l’aria non è solo immaginata. Lo sentiamo veramente. Questo tipo di “vera-mente” è quello che ci interessa.
In questo caso le particelle entrano dentro di noi a mitragliatrice. È così. (Meditando le particelle si manifestano come onde). Il solo fatto che abbiamo prestato attenzione al nostro respiro e abbiamo immaginato che il tutto accadesse ha fatto sì che tutto sia realmente successo.
Questo in sanscrito si chiama pranayama.
Prana = particelle infinitesimali
Yama = scienza o conoscenza
Conoscenza/Scienza = esperienza diretta
Esperienza diretta delle particelle infinitesimali. È questo che facciamo con questo semplice esercizio di respirazione.
Proprio per la sua estrema semplicità, il processo può sembrare a prima vista altrettanto banale. La conoscenza del sé è veramente molto semplice e alla portata di tutti. La natura/naturante nella sua intrinseca molteplicità non fa distinzione tra ricchi e poveri, tra eruditi e non. Lei dà tutto in modo disinvolto e semplice come una madre ai suoi bimbi. Sta a noi saper cogliere il suo tesoro e farne uso nel migliore dei modi.
Adesso sappiamo un po’ meglio come usare il nostro respiro e ovviamente vogliamo di più.
Il di più sta nell’usare il respiro pranico (di prana o particelle infinitesimali) in modo intenzionale per la meditazione.
Prima di meditare possiamo fare un piccolo esercizio di respirazione che ci porterà ad uno stato di equilibrio interiore idoneo alla nostra introspezione o al nostro percorso verso stati di coscienza più profondi/sottili.
Così facendo, il nostro percorso sarà più fluido e non dovremo perdere tempo a equilibrare noi stessi nella pratica della meditazione. Lo abbiamo già fatto con il nostro respiro.
Sedetevi sulla sedia o nel luogo dove intendete meditare.
Avvicinate la vostra mano destra al viso e con il pollice premete dolcemente sulla narice destra per chiuderla. Inspirate l’aria/prana con la narice sinistra e poi otturatela con il dito medio, sollevate il pollice dalla narice destra e lasciate uscire l’aria lentamente. Pensate/visualizzate le particelle che vano fino in cima al vostro cervello, e poi scendono fino al vostro ventre.
Di seguito inspirate con la narice destra, lentamente e senza emettere suoni, e poi chiudete nuovamente con il pollice la narice destra, aprite la sinistra e lasciate uscire l’aria, sempre lentamente. Il tutto deve essere come una danza che accade con il vostro naso e la vostra mano. Sempre lentamente come se fosse Tai-Chi.
Intanto, con la mano libera, fate così: congiungete il pollice con l’indice a creare un cerchio (più o meno) e appoggiate la mano sulla vostra gamba con il palmo rivolto verso l’alto. Il tutto molto gentilmente. Le altre tre dita (anulare, medio e mignolo) sono distese in avanti senza rigidità innaturale. Senza sforzo. Bisogna fare tutto senza sforzo.
Ripetete l’esercizio per cinque minuti.
Adesso siete pronti a meditare con una marcia in più. Iniziate la vostra meditazione con il mantra, dopo i cinque minuti di respirazione intenzionale.
Tutto ciò che vi ho spiegato si può usare anche nella vita di tutti i giorni.
Respirando con consapevolezza riusciamo a fare un gesto potentissimo con il minimo sforzo.
Con il tempo scoprirete che ci sono dei posti dove la quantità di prana è enorme e allora sarete pronti a respirare pienamente la vitalità che vi circonda.
Non dobbiamo respirare in modo militaresco riempiendoci i polmoni con gesti plateali. A volte può servire per disinnescare delle tensioni a fior di pelle, ma subito dopo dobbiamo farlo in modo sottile e dolce. Cosi facendo entriamo continuamente in sintonia con la vita e il mondo.
Quando incontrate una persona, intenzionalmente la potete respirare. Mettiamo in moto un dialogo tra particelle immenso e si crea un rapporto di simpatia che da solo porta ad un’armonia con le persone e le cose, in un’infinita molteplicità quantistica di esperienze.
Presto vi parlerò del corpo del meditante, del suo divenire nella pratica della meditazione e del perché bisogna prima imparare a meditare, poi a respirare e per ultimo a prendere consapevolezza del corpo/mente.
Questo metodo e iter di crescita è stato riscoperto da Maha-Rishi Mahesh Yogi.(Meditazione Trascendentale) Viene portato avanti dai suoi insegnanti da molti anni, e sono in molti ad aver compreso il beneficio delle sue scoperte in questa disciplina. Il suo approccio è fondamentalmente spirituale (anche se non dogmatico) e può interessare chi ha una sensibilità di questo tipo. All’inizio dei suoi insegnamenti in Occidente ha scritto “La Scienza dell’Essere e L’Arte di Vivere”. E’ un libro da leggere.
Un suo brillante allievo, Deepak Chopra, diffonde la meditazione in modo eccellente da una prospettiva medico-ayurvedica.
Tra i tanti libri, uno in particolare vi consiglio di leggere, “Le sette leggi spirituali del successo”
Infine, lo scienziato illuminato Fabrizio Copolla, con la sua “Tecnica Naturale Anti Stress”, introduce alla conoscenza della meditazione attraverso un approccio scientifico. Il suo capolavoro “Ipotesi sulla Realtà” vi guiderà per mano dentro alla fisica quantistica e la sua relazione con la meditazione.
La Meditazione Aperta è un approccio poetico, basato sulla semplicità, affinché il messaggio possa arrivare a tutti. Nel nostro approccio c’è un po’ di tutti i tre soprannominati. Per noi la meditazione non è una via spirituale alla conoscenza visto che non distinguiamo tra spirituale e materiale. La vita è una e cosi la conoscenza de la vita stessa, nelle sue molteplice manifestazione. Ci riconosciamo in una realtà più sottile e luminosa, dove un sorriso vale più di mille parole.
La meditazione ci fa scoprire l’intelligenza creativa che porta a l’Arte di vivere, e con l’immagina-azione la nostra vita diventa splendente.
Grazie